Segni

Dietro la maschera, i segni, che restano indelebili sul cuore, dei giorni che avanzano a rilento.

Nubi di stanchezza.

Aloni di melodie che trascinano i passi.

La pelle delle mani, che si sgretola, come sogni alla deriva.

Sudore e tristezza che invadono divise, che nemmeno i lavaggi ad alte temperature, riescono a togliere.

Sono fenicottero, su una sola gamba.

Provo a reggere. Malferma. Instabile. Non ho piume, io.

Sangue e anima.

Plasmati e logorati. Sottili come lamine.

Vomito parole a caso.

Vorrei andare via. Ora. In questo momento. Seduta sui gradini del duomo di Milano.

Prendere per mano, la me, piccola e felice. Che saltellava. Che in mano teneva il mais, per i piccioni. Che correva senza meta. E quando mi stancavo, mio padre, mi metteva sulle sue spalle.

Forti.

Ed io, mi sentivo protetta.

Respiro gentilezza, quando la intravedo, per rifare gli strati consumati. Ora, è il mio solo cibo. Ne aspiro fino all’ultimo goccio.

Son spogliata di tutto…

Orologio e la mia croce tao.

Chi di voi è a casa, abbracci i propri figli. La propria compagna. Il marito. Amateli. Coccolateli. Dite loro ciò che non avete mai osato dire. Scandite il tempo, con risate. Aprite le finestre e respirate. Guardate il cielo come fosse il più bello di sempre. Inzuppate i vostri cuori, gli uni negli altri, senza risparmiarvi…

E se potete, pregate per me.