I no, che salvano

Finalmente, si è reso obbligatorio il dispositivo, da applicare al seggiolino dei bimbi, in auto, che avverte nel caso ci si dimentichi di averli a bordo.

I miei ragazzi, a catechismo, tra le varie cose, mi chiedevano come possa un genitore, scordarsi del proprio figlio. Una cosa, contro ogni senso logico.

Ho detto loro che non c’è amore più grande, di quello che nutre il cuore di mamma e papà, per i propri figli.

Ma talvolta, la mente umana, agisce con una logica quasi estranea alla propria volontà.

Io, ad esempio, in diverse occasioni, mentre ero in auto con i miei figli, e capita tutt’ora, se sto andando nello stesso paese ove lavoro da quasi trent’anni, a fare spesa o altro, mi dirigo, invece, verso l’Ospedale.

Lo so. È pazzesco.

Loro mi dicono” Lo sai, vero, mamma, che non stai andando dove dovresti?”

Oppure” Ma mamma, dove stai andando?”.

Sì. Il mio sbaglio non nuoce a nessuno. Vero!

Ma ho sempre sofferto in silenzio, quando notizie simili, accadevano.

Non oso nemmeno immaginare il senso di colpa, provato da un genitore, che crea un’ombra densa, nella quale restare prigionieri, con l’anima, per tutta la vita…

Mi son sempre commossa. Avrei abbracciato con il mio silenzio, colmo di lacrime, quel padre o quella madre.

La fretta. Le mille cose da sbrigare. Gli impegni vari. Ci trascinano in un vortice pericoloso e insidioso.

Se invece, l’evitare di dire “No”, per il quieto vivere, causa ai nostri figli, un danno irreparabile, ecco, in tale caso, mi arrabbio tantissimo.

Nella mia carriera lavorativa, mi son capitati, a distanza di anni, due casi, nei quali la negligenza del genitore, che non aveva allacciato la cintura di sicurezza al figlio, ha causato la sua morte.

Ancora ora, a Natale, anniversario della morte di uno dei piccoli, non riesco a liberarmi delle grida della mamma, davanti alla Sala Operatoria, per la morte del figlio.

Quando rincasai, l’emozione non voleva abbandonarmi. Solo l’abbraccio dei miei cari, davanti alle mie lacrime, lenirono un poco, quel triste giorno.

È stato un episodio che mi ha sconvolto.

Mai. Mai si pensa, che possa accadere.

Ma basta una frazione di secondo e nell’urto, accade la tragedia.

Avevo una coppia di miei amici.

Non mettevano mai la cintura di sicurezza, al figlio.

Dapprima quand’era nel seggiolino ed anche dopo, quando è diventato più grande.

Lui urlava. Si dimenava. Strattonava le maniche degli adulti, quando provavano ad allacciarlo.

Ed allora, l’aveva vinta lui.

Restava libero.

Tante, tantissime volte, ho detto loro di non assecondarlo. Che i capricci, sarebbero passati.

Anche con mia figlia Rebecca, le prime volte, è stata una dura lotta. Ma io e mio marito,  siam stati irremovibili. E non è stato niente facile. Ci logorava i nervi, le prime volte.

Urlava, rendendo il viaggio una vera apocalisse.

Quando ha compreso che c’era poco da fare i capricci, è arrivata la quiete.

Fortunatamente, al figlio dei miei amici, è mai successo niente. Ma spesso sono stata in pensiero.

I no, aiutano ad imparare.

A capire.

A fare sacrifici.

A diventare grandi.

Esser genitore, comporta un continuo rimboccarsi le maniche.

Ma ne vale la pena.

Un giorno, forse, penseranno a noi, ai nostri insegnamenti, con un sorriso.

43 pensieri riguardo “I no, che salvano

  1. Gli automatismi quotidiani, le routine imprimono nel cervello percorsi e mappe che si impongono al nostro pensiero, basta distrarsi un attimo. Niente a che vedere con la mancanza d’amore verso i figli. Piango quei genitori che vivono l’inferno in terra.

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  2. Chi è della mia generazione era abituato ai “no”. Allora era così, però
    per quanto mi riguarda, quei no mi hanno aiutato a crescere.

    La mente umana è un mistero, non sappiamo quali meccanismi
    si mettono in moto in certe situazioni, ogni persona è diversa dall’altra e,
    anche se ci sembra assurdo, non dovremmo giudicare. Ci sono certe
    circostanze della vita che annientano momentaneamente il ragionamento.
    Per fortuna questo nuovo dispositivo farà in modo che non succeda mai più.
    Grazie a te per portarci sempre alla riflessione, un abbraccio di ❤

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  3. Quei”no”in qualsiasi età,ci straziano l’anima,perché detti sempre a fin di bene…ancora li ricordo dopo tanti anni…Non so loro😊
    Sono stati pochissimi ecco perché li ricordo.
    Non oso immaginare il dolore di quei genitori…morirei,solo al pensiero sto male.
    Ti abbraccio dolce amica ❤

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  4. Anch’io non grido mai. Primo perchè non ho voce, parlo sempre a bassa voce, sono fatta così. 🙂 Poi perchè mi urta alzare la voce, non serve, nè per brontolare nè per un “No”. Per le cinture, provo dei brividi anch’io quando vedo bimbi (e anche adulti) liberi e felici in auto. Non c’è Se nè Ma che tengano:è una Legge? Punto. Deve essere normale mettere le cinture, come (anche se entriamo in un altro discorso) dividere i rifiuti, non sporcare per terra,… in una parola essere Civili verso noi stessi e verso gli altri.
    Un abbraccio. A presto.

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    1. Chissà perché, lo avevo immaginato.
      Chi riesce ad ascoltare il silenzio della natura, non grida.
      Sì, è una legge.Come tante.
      Ma spetta anche al buon senso, applicarle.
      Anche per il discorso ambientale. Se solo capissimo che facciamo del male a noi stessi e alle generazioni future!
      Sarebbe un mondo più vivibile.
      Grazie Elisabetta.
      Ricambio l’abbraccio con piacere.

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  5. Trovo che i no siano necessari da subito. Ma i no devono essere accompagnati da spiegazioni, da dolcezza, da rispetto.
    Non è facile essere genitori, ma possiamo farcela.
    Il dolore di un genitore davanti la morte di un figlio? Non si può spiegare…in questo momento sto soffrendo per una mia mica, e per quel figlio perso. Lo vorrei cullare tutte le notti.

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  6. Ho letto alcune pagine di un libro, ma proprio alcune pagine, dato che iol libro non era mio, in treno. “Posso vedere?”, come capita. Il titolo era “impariamo a dire di no”. Vero, è utilissimo, e educativo. Nei modi dovuti, sulle cose dovute. Io non ho figli, sono scapolo, e attingo esempi da altri. Il figlio di mio fratello, ha detto a suo padre:”sono cresciuto grazie ai tuoi no”, ed è vero.
    -Non c’entra la nancanza di amore, nel dimenticare un figlioletto in macchina. Succede, al cervello. Ecco che bisogna prendere precauzioni. Basta anche una suoneria in piu’. Entro a fare spesa, e dopo venti minuti o meno, “driiin”-o una musichetta-, o la propria voce: “bambino in macchina…”. cosi’ non si sbaglia. Ciao 🙂

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        1. Per fare un esempio banale, che è capitato a tutti: stai guidando, a un certo punto pensi quando arrivo al paese X mi fermo a prendere un caffè, così ne approfitto anche per chiedere al padrone se sua moglie ha partorito. Stai attenta ai cartelli per vedere dove sei arrivata e quanto manca, e ti accorgi che il paese X lo hai passato da più di un quarto d’ora. Conosci poco la strada? No di certo: sono dieci anni che la fai tutte le settimane. Ti sei distratta? Per niente: non hai sbagliato strada, non hai commesso errori di guida. Che cosa è successo? Che proprio per il fatto che stai seguendo un percorso noto, che sai alla perfezione tutte tutte le mosse che devi fare, ad un certo momento il cervello stacca e innesta il pilota automatico (estremamente semplificato e banalizzato: se passa di qua qualche neurologo spero che mi perdonerà). Se dimentichi di fermarti al paese torni indietro, o prendi il caffè al prossimo paese e l’informazione la chiederai la prossima settimana. Se dimentichi il figlio, nove volte su dieci una prossima volta per recuperare non c’è. Ma il meccanismo è sostanzialmente lo stesso, e credo che coloro a cui capita provvedano già a sufficienza a punirsi da soli, senza bisogno che ci mettiamo anche noi a buttargli la croce addosso.

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          1. Ottima spiegazione!
            Hai reso perfettamente l’idea Barbara.
            Grazie.
            Per quanto riguarda, il puntare il dito verso chi compie una simile “ distrazione”, sono perfettamente d’accordo.
            Ritengo che la punizione, per questi genitori, sia oltre modo pesante, quasi impossibile da sostenere.
            Hanno bisogno di preghiere. Per avere un poco di pace.
            Conforto per la loro pena.

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    1. Come pensavo.
      Per forza. È impossibile per una mamma o un papà, agire con trascuratezza e dimenticarsi del figlio, senza che ci sia un “meccanismo” di deviazione dell’attenzione.
      Ottimo suggerimento il tuo!
      Specialmente detto da chi non è genitore.
      Bella intuizione .
      Grazie😁

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      1. Grazie. Gia’, “da chi non e’ genitore”, pur se avrei tanto voluto esserlo. Non e’ stata una scelta: la timidezza ne frega molti. Pazienza ‘è andata cosi’, non posso prendere la vita per il collo e dirle “ma perche’ kaiser mi hai negato una cosa cosi’ importante, che te possino…”. Non si puo’.. Ciao 🙂

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  7. Mai capito come si fa a dimenticare…. egoisticamente penso che alla nascita non ci avevano fatto caso che era nato. 😞 assurdo. Scusa la punta cinica ma …. per me è incredibilmente assurdo! meno male che finalmente han fatto qualcosa di Giusto per tutti. Ma soprattutto gli innocenti bimbi.

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  8. Loro accettano anche i ‘no’ detti senza urlare…urlare non serve.
    Basta che sentano la fermezza, la decisione, la differenza del tono/modo della voce….e, magicamente, loro sanno ascoltare.
    ” i bambini sanno qualcosa che la maggior parte della gente ha dimenticato-Keith Haring”
    Lov u, sorella❤💋

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Grazie per il tuo prezioso tempo!